giovedì 6 maggio 2010

forma e sostanza



io a costo di cantare fuori dal coro provo a dire perchè su un piano simbolico i comportamenti di d’alema e scajola sono 
non equiparabili ma contengono delle similitudini. 
Un politico, per motivo del suo mestiere è tenuto a comportamenti in cui dovrebbe sempre esserci quello che chiamerei  “eccesso di correttezza” . 
Significa che a parità di comportamenti formalmente corretti (d’alema: ho una casa ad equo canone) il politico dovrebbe preferire un comportamento che in qualche modo lo pone al di sotto delle possibilità date ad un cittadino normale.  
Il cittadino normale vive il politico come una figura priviliegiata in sè. 
Ne consegue che pretende, più o meno consciamente che non gareggi con lui nel procurarsi facilitazioni ulteriori, 
che sono spesso difficilmente raggiungibili per un cittadino qualunque. 
Abitare ad equo canone in italia è formalmente corretto certo. 
Ma nella realtà è una chimera desiderata e irraggiungibile per molti romani e italiani in genere. 
Il mercato è crudele, e chiede contratti onerosi per chi ha uno stipendio normale, che spesso spingono a vivere fuori città pur di trovare una casa dignitosa. 
Per un cittadino qualunque quindi, sapere che un politico che guadagna circa 23.000 euro lordi al mese approfitta di un privilegio così forte e appunto “simbolico” come una casa a prezzo di equo canone (che tutti sappiamo essere di fatto fuori mercato) pur potendosi permettere un affitto reale e costoso è un offesa. 
E siccome il rapporto tra elettore ed eletto ssi gioca anche sul piano dei sentimenti personali, su quello dei privilegi anche solo percepiti, stupisce che un politico navigato come D’alema non colga questo aspetto che è politicamente importantissimo, anche se apparentemente innocuo sul piano formale e giuridico. 
Scajola c’entra per lo stesso motivo. 
Ammesso che creda di avere pagato una casa con vista sul Colosseo circa 3.000 euro al metro quadro, 
è perlomeno conscio di essere totalmente fuori mercato? E che questo vantaggio conseguito chissà come (piaggeria del venditore, paura di un ministro...)  possa creare una frattura con i suoi elettori non lo preoccupa? Evidentemente no. 
Anche lui non capisce il meccanismo simbolico che attiene a queste dinamiche. 
Insomma anche la politica, come l’amore ha una sua grammatica dei sentimenti, che è diversa da quella del quotidiano. 
Stupisce (ma anche no) che i politici italiani non lo abbiano ancora capito. 


the searcher

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