lunedì 14 novembre 2011

portarsi via il pallone




e così berlusconi cade.
Ho molto parlato di lui in questi due anni, anche se non da un punto di vista politico ma piuttosto sociologico e di costume.
Proviamo quindi ad affrontare la sua caduta con lo stesso spirito.
Intanto credo che il vero berlusconi sia sempre nella bipolarità dei suoi comportamenti.
Da  vecchio imprenditore berlusconi sa che i mercati sono spietati.
Il 12% in meno nella azioni delle sue aziende in una sola seduta gli hanno fatto capire che con la sua ostinazione stava mettendo in serio pericolo la "roba". Capisce quindi di doversi dimettere.  Ha la lucidità e il coraggio di farlo.
Il vero berlusconi però si completa con il messaggio rilasciato 24 ore dopo.
Eccolo  finalmente nella sua interezza, quell'impasto inseparabile di megalomania e fragilità, immaturità adolescenziale e vanità incomprimibili ... eterno bambino primo della classe e  "rappresentante di provincia" come ebbe ad apostrofarlo un famosissimo analista, mai veramente a suo agio con il pensiero "alto".
Un bambino capriccioso, un adolescente stizzito ed egoriferito, che compie quello che ritiene un sacrificio enorme e si stupisce di trovare dileggio e giubilo la dove pensava di trovare deferenza e ammirazione.
Quanto berlusconismo c'è nel messaggio finale.
Commozione per il proprio vissuto, (la forma estrema di egocentrismo),  rivendicazione acritica dell'unicità della propria esperienza, nemmeno politica ma personale assunta a paradigma. La stizza stupita del bambino che rinuncia alla pasta alla crema per darla ad un altro e si stupisce, perchè la mamma invece di lodarlo gli risponde "hai solo fatto il tuo dovere".
La ricerca del colpevole fuori si se, (è stato gigi a bucare il pallone...) decidendo che il vulnus finiano è la causa unica del fallimento di legislatura.
Ho spesso paragonato berlusconi ad un "cumenda" anni '50, ora emergono in lui i tratti del "bravo bambino" viziatello che è stato. E come tutti i bravi bambini nel messaggio di ieri mischiato alla tenerezza per se stesso ed all'incredulità per le critiche emerge anche qualche velata minaccia.
Come tutti i secchioni, ha quel retrogusto vendicativo, quel "ve ne accorgerete....".
Berlusconi è così, non riesce mai a completare il gesto lasciandolo pulito nella sua plasticità (le dimissioni da statista") deve sempre sporcarlo con una coda, con un "ripensamento", spiegando che lui sotto sotto non lo avrebbe fatto se non fosse stato per colpa degli "altri".
Un ennesimo "gnè gnè" infantile, con una spiegazione semplice e semplicistica e soprattutto sempre "altra" da lui ; la sinistra che ha fatto naufragare la prima legislatura, le torri la seconda, i cattivi consiglieri di veronica il suo matrimonio, fini l'ultima avventura politica.. e allora me ne vado, vedrete se si sta meglio...
Ecco allora l'immagine invincibile che mi rimane di lui;
un berlusconi bambino, sinceramente amareggiato che lascia nella buca della sabbia il suo giocattolo preferito e se ne va dai giardinetti platealmente, convinto di aver compiuto chissà quale sacrificio.  Poi non resiste, si ferma, si volta a sbirciare. E cosa vede con stupore immacolato? Che semplicemente gli altri bambini (noi, l'italia) hanno ripreso a giocare. Che tutto scorre anche senza di lui.
E allora Berlusconi non si immalinconisce, non è nelle sue corde,  si arrabbia invece!  E ci fa una promessa/minaccia "tornerò!! Io  tornerò!"
Nel silenzio dei giardinetti che, semplicemente, non lo ascoltano più.



the searcher



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